Video documentario prodotto dal Dipartimento di Scienze Antropologiche (DiSA, Unige) nell’ambito della ricerca 2008 per Inail e Regione Liguria: “Infortuni e malattie professionali: cosa ne pensano i lavoratori?” (Responsabile scientifico: Prof. Salvatore Palidda, Coordinatore della ricerca: dott. Gianfranco Quiligotti).
Regia e Montaggio: Michele Ruvioli e Lorenzo Navone.
MiniDV, 41’, 2008
Parte 1:
Parte 2:
Parte 3:
Parte 4:
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Alcune considerazioni su Lavoro e Sicurezza
di Salvatore Palidda
I rischi di morte, infortuni e malattie professionali non sono un problema dei soli lavoratori marginali ma la questione politica che riguarda tutta la società perché riguarda direttamente la tutela dell’ambiente, dei prodotti di consumo, i rifiuti, il risanamento del sommerso; questi intrecci si estendono alla più vasta tragedia sanitaria che investe oggi tutta la popolazione in tutte le regioni d’Italia e d’Europa e del mondo. Il liberismo globalizzato ha fatto diventare le economie sommerse la prima causa di disastri e morti distribuendo dappertutto rifiuti tossici, cancro, ecomafie e intrecci con altri traffici coperti da quei servizi segreti e mercenari che eliminano anche l’Ilaria Alpi e i Miran Hrovatin quando li scoprono.
E’ in particolare rispetto al rischio di morte e di infortunio sul lavoro e delle malattie professionali che oggi si constata la tragica impotenza dei lavoratori e anche degli artigiani e dei piccoli imprenditori. Secondo le statistiche disponibili, dal 1951 al 2007 c’è stata una rilevante diminuzione dei morti e degli infortuni: la punta massima dei morti sul lavoro si ebbe nel 1963 con 4.644 decessi e quella degli infortuni nel 1970 con 1.601.061. Negli ultimi anni si dice che c’è un chiaro calo dei morti, degli infortuni e delle malattie professionali (circa mille morti l’anno, e circa un milione di infortuni mentre per le malattie è sempre difficile arrivare a farle riconoscere). Ma, attenzione, il tasso delle morti e degli incidenti è aumentato se si tiene conto che oggi i lavoratori regolari nelle grandi, medie e piccole industrie e cantieri sono diminuiti mentre sono aumentate le attività al nero (le economie sommerse sono ormai più del 35% del PIL). Gli infortuni in queste attività sono quasi sempre ignorati! Ancora più grave è il danno ambientale e alla salute pubblica arrecato dall’inquinamento e dallo smaltimento illecito dei rifiuti tossici da parte di attività semi-lecite o illecite (con grave aumento della diffusione di malattie oncologiche fra tutta la popolazione).
Ciò che fa sentire i lavoratori impotenti di fronte a tali rischi è il confronto fra la tragica impossibilità di sottrarsi ad essi, da un lato, e dall’altro lato, l’unanime pietà, le norme abbastanza buone, le tecnologie avanzate, insomma la possibilità (in astratto) che si possa lavorare per vivere non per morire di disgrazia, storpi o ammalati. Dal presidente Napolitano al Papa, dagli artisti ai politici, tutti si commuovono e sinceramente o demagogicamente affermano che le morti sul lavoro sono intollerabili. Ma, nei fatti si continua a far credere che sono disgrazie colpiscono solo i lavoratori e non anche la popolazione.
Le polizie municipali, gli ispettorati del lavoro, le ASL, le altre polizie e la magistratura del lavoro intervengono raramente contro le economie sommerse anche se si sa che sta lì non solo la neo-schiavitù di milioni di lavoratori italiani e stranieri ma anche la fonte dei danni all’ambiente e alla salute pubblica e l’evasione fiscale.